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DAKAR 2016 un’edizione decisamente particolare!

Non ci dilunghiamo oltre, cerchiamo di riassumere semplicemente il numero dei partecipanti: 145 moto, 45 quad, 110 auto 55 camion, i veicoli in gara. Naturalmente i mezzi presenti erano oltre un migliaio, tra assistenze, mezzi di soccorso, veicoli stampa e chi più ne ha più ne metta. Un vero villaggio ambulante, che ha abitato per due settimane i paesaggi più suggestivi dell’Argentina e della Bolivia. Punto di partenza Buenos Aires, il parco tematico di Tecnopolis, dove tutti i mezzi sono stati sistemati e verificati, punto di arrivo Rosario dopo oltre 9000km di difficoltà, e soprattutto di lunghi trasferimenti, con alcune prove cronometrate tagliate ed annullate per via delle condizioni meteo decisamente avverse, nei primi giorni della manifestazione. La vittoria, dopo una lunga battaglia ai vertici è andata alla Peugeot, che schierava al via 4 piloti decisamente significativi, e Sthephan Peterhansel navigato dal fedelissimo Jean Paul Cottret ha ben meritato la vittoria, il suo 12° podio ( 6 moto e 6 auto).

 

La competizione è stata comunque un’edizione decisamente diversa da quanto i concorrenti si aspettassero, una prima settimana molto più facile del previsto, causa anche il maltempo, vari concorrenti moto e quad hanno espresso il loro disappunto; una seconda settimana più impegnativa ma priva di sabbia e dune, molto più rallistica come gara rispetto al classico stile dakariano. Le informazioni fornite dall’ufficio stampa viaggiavano su una rete intranet il cui utilizzo era reso praticabile solo ai giornalisti viaggianti in aereo che avevano anche l’accesso internet via satellite fornito dalla stessa organizzazione. I giornalisti e fotografi che seguono la competizione proprio dal vivo, lungo il percorso di gara, sono poco considerati, nell’ambiente hanno dei nomignoli poco simpatici, perciò anche se non ottengono tutte le info necessarie poco importa. La vera Dakar, in ogni caso, è proprio quella seguita, ripresa e fotografata da quelle persone che sono a bordo dei 4x4 preparati che entrano lungo il tracciato di gara, è li che si vivono le vere avventure, partendo a notte fonda per trovare il punto giusto prima dell’arrivo dei primi veicoli in gara, seguendo gli ultimi concorrenti nella polvere, per poi arrivare al bivacco quando gli ultimi timbrano il C.O. di ingresso, a notte fonda. Prendere il road book della tappa successiva, guardare il tracciato e decidere di partire presto, praticamente poco ore dopo essere arrivati, senza dormire, perchè il tracciato è li, lungo centinaia di km che ci aspetta. Una sosta al bivacco è obbligatoria, perchè l’organizzazione fornisce il road book giorno per giorno, con le relative modifiche, che in questa edizione – lo ribadiamo – sono state moltissime; inoltre si può approfittare del ristorante, in funzione praticamente le 24 h, visto che a volte chi arriva tardi cena assieme a chi è già sveglio pronto a partire e prima fa colazione. I pasti serviti ogni giorno sono oltre 7000, una nota di plauso va al personale volontario che incessantemente distribuisce le vivande, sempre allegro, con un sorriso pronto a dare razioni più abbondanti a richiesta, e contento di chiacchierare con piloti, meccanici, agenti di sicurezza, gendarmeria e chiunque altro. Il numero degli agenti di sicurezza impiegati è incredibile: solo del corpo della Gendarmeria erano ben 22 mila presenti sul tracciato in Argentina, senza contare la gendarmeria in Bolivia. Una sorpresa molto positiva è stata anche la parte di percorso realizzato in Bolivia, infatti il Paese ha accolto la Dakar a braccia aperte, offrendo un sostegno spettacolare già al confine. Bandiere, cartelloni, striscioni, e tanto pubblico che salutava, entusiasta di vedere ogni singolo mezzo. La Bolivia ha superato ogni aspettativa in termini di accoglienza, sicurezza e soprattutto bellezza del tracciato di gara e del paesaggio, con il famoso Salar de Uyuni, che ha dato vita ad un ambientazione del tutto inaspettata.

L’edizione 2016 si è conclusa, impressioni positive e negative si sono sovrapposte in quantità, tra i piloti, tra i meccanici, così come le chiacchiere sui programmi futuri, che danno per incerto il tracciato sudamericano. Non resta che attendere quali saranno gli sviluppi, politici economici in casa ASO.

Abbiamo parlato con il Team Russo G-Energy composto da Vladimir Vasyliev e Kosthantin Zhiltsov a bordo di una Toyota Overdrive che hanno concluso la loro gara in 8^ posizione assoluta.

 

 

Kostantink dice che tutta la gara era più una sorta di Rally WRC, con speciali molto veloci, piste lunghe da guidare e da mantenere la traiettoria. G – Energy Team è molto contento del risultato, proprio perchè non è stato facile giungere così in alto in classifica visto il tipo di tracciato. Vladimir Vasilyev afferma che ricorderà questa edizione della Dakar come un lungo e duro rally del WRC piuttosto che un Rally Raid. La tappa più pesante per il pilota russo è stata la penultima, con 480km di piste veloci e polverose, dove tenere la concentrazione è stato molto difficile e combattere contro veicoli di gran lunga più performanti su un tracciato di questo genere. Secondo Vasilyev l’organizzazione, per le edizioni future dovrebbe impostare il percorso più come raid con dune che come un rally wrc. In ogni caso è contento del risultato ottenuto, anche se il sogno è quello di arrivare alla vetta del podio ed è anche soddisfatto dei lubrificanti G-Energy, che si sono dimostrati molto performanti sulla Toyota, infatti sono stati tenuti sotto controllo e valutati giornalmente. Al bivacco c’era un incaricato G-Energy che si occupava di analizzare il lubrificante e tutti gli sviluppi che aveva avuto durante la giornata di gara, così da renderlo ancora più performante e sviluppare il progetto G-Energy.

 

Testo e foto by Fuoristradaweb.com

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