In origine fu lei. Capostipite di generazioni di Defender in innumerevoli declinazioni, la Land Rover 90 rimane una pietra miliare negli annali della produzione di Solihull… e chi ne possiede una se la tiene ben stretta. Una veterana da collezione che sul campo può ancora dire la sua, avendo per prima fissato parametri immutati nella progettazione delle versioni successive, come la trazione full time con bloccaggio del differenziale centrale e le molle elicoidali al posto delle balestre delle Series precedenti. E con poche mutazioni, sebbene significative sia sul versante motoristico che su quello funzionale, è arrivata fino alla cessata produzione (ahinoi), avvenuta per tutta la linea Defender nel gennaio del 2016, dopo ben 68 anni da quella prima Land 80 Serie I che ha dato il via a tutto ciò.
L’ARTE DEL RESTAURO
Per trovarne un esemplare in perfette condizioni, degna rappresentante della stirpe britannica, siamo andati in Toscana, nei pressi di Pistoia in Valdinievole. Terra di motori e di appassionati, che animano le stagioni sportive e radunistiche in chiave fuoristradistica, tra gli altri teatro dell’annuale raduno nazionale 4x4 indetto ogni febbraio dal Valdinievole 4x4 Club (www.facebook.com/valdinievole4x4club), ghiotta occasione per conoscere un tratto suggestivo di Toscana e dei suoi sapori, e magari occasione, perché no, di passare a trovare il protagonista di questo servizio.
E’ qui infatti la sede di una realtà ben conosciuta nella zona, in prima linea nei lavori di riparazione e ripristino delle carrozzerie, dall’utilitaria alla sportiva, fino ai fuoristrada e ai veicoli storici, settore nel quale l’Autocarrozzeria Bellavista (www.autocarrozzeriabellavista.it) si è distinta per perizia e fedeltà dei parametri originali.
Stefano Corradi ci accoglie alle porte di Borgo a Buggiano, all’interno di una struttura moderna nella quale campeggia una schiera di fuoristrada, di serie, preparati e da competizione, accanto a vetture sportive e di utilizzo quotidiano. Ed è qui che ci mostra l’ultima sua realizzazione, ovvero il restauro in parte conservativo e in parte rinnovativo (ma completo davvero) di una Land Rover 90 del 1988, ovvero il primo modello dotato di turbocompressore – prodotta da 1986 fino al 1990, anno dell’introduzione del 200Tdi - affiancato al celebre 4 cilindri di 2,5 litri, che grazie alla sovralimentazione poteva finalmente disporre di una prestanza adeguata alle sue necessità, alzando a 85 CV e a 203 Nm l’erogazione di coppia e potenza. Valori che oggi ci possono far sorridere, comparati con le cavallerie sprigionate da una qualsiasi utilitaria, ma che all’epoca hanno permesso alle Land Rover 90 e 110 (e prima alle ancor meno potenti Series) di attraversare ogni landa sconfinata del globo, confermandone la fama di veicolo inarrestabile.
Stefano ci mostra con orgoglio la sua veterana, così lustra e immacolata da poter essere paragonata a un veicolo nuovo di fabbrica.
Completamente smontata in ogni dettaglio, partendo da una base già comunque in buono stato sia di meccanica che di carrozzeria, la Land ha subito una riverniciatura completa, dal telaio ai ponti alla scocca, che non ha trascurato nemmeno i lamierati interni e il vano motore.
Rimontata la meccanica, nel frattempo integralmente rigenerata dopo i circa 200.000 chilometri percorsi lungo la sua carriera, l’attenzione di Stefano si è poi concentrata sui rivestimenti interni, sostituendone i particolari logorati e rifoderando sellerie e pannelli portiere.
E’ evidente osservando la griglia interna quale fosse l’immatricolazione originaria, ovvero autocarro 3 posti, pur disponendo delle originali panchette posteriori per l’eventuale trasformazione ad autovettura 7 posti. La scarna dotazione rispecchia ancora oggi la filosofia del tempo, dove quello che non c’è non si può rompere. E nella sua essenzialità la Land 90 (che non si può ancora chiamare Defender, denominazione introdotta sulla produzione solo a partire dal 1990) attira estimatori e collezionisti da ogni dove.
VALORE ALL’ONORE
I prezzi per veicoli di tal genere mantengono ancora quotazioni ghiotte, considerandone il blasone e la chiusura delle linee di produzione di quella che a pieno diritto si può annoverare tra le più autentiche icone della storia dell’atomobilismo in genere, prevedendo un acquisto di valore nel futuro, specialmente per gli esemplari “da vetrina” come appunto quello di questa pagina. In attesa del debutto, slittato ormai al prossimo anno, della nuova Defender, destinata a rivestire i fasti della progenitrice anche se per alcuni snaturata della sua identità, considerandone la realizzazione sulla moderna piattaforma PLS (la stessa di Range e Discovery, come dettano le regole industriali d’economia di scala) e nonostante forme squadrate (anticipate dal concept vehicle DC100) che ne riprendono la familiare fisionomia, riconoscibile da chiunque al primo sguardo.
A malincuore questo esemplare è stato messo in vendita dal suo proprietario, per poter finanziare nuovi progetti di restauro. Quindi se leggendo queste righe vi è venuta voglia di entrare in possesso di un pezzo di storia, non lontano da Pistoia potreste trovare proprio quello che fa per voi.
Foto e testo di
Duilio Damiani